Cari utenti di universalemmi,
mi sembra giusto annunciarvi che ho scoperto l’acqua calda, come solitamente si dice in casi come questi: in Italia certi libri fanno scendere il moccio alle ginocchia. È doveroso commentare satiricamente con giochi di parole, quando certi scrittori pare proprio che l’utilizzo della Logos o del Verbum non lo hanno mai davvero conosciuto. Perchè certi paradossi “letterari” urtano eccome, specialmente se di fronte alla decenza pubblica i “mocci” continuano a fuoriuscire dalle narici editrici in maniera più che catartica o cartacea, addirittura “catarroica”. Mi sto riferendo chiaramente a Federico Moccia (o Moccio??!), il quale con il suo ultimo…ehm…”lavoro” uscito, intitolato “Tre volte te”, è stato apprezzato addirittura in Spagna. Ma talmente tanto che il film tratto dal libro sarà prima ambientato in Spagna e poi in Italia. Tuttavia si potrebbe chiedere una bella petizione a Salvini, in cui si chiede di non far entrare immigrati dalle nostre frontiere. Anche se si tratta di immigrati italiani, anche se sono scrittori non importa. Specialmente se è uno scrittore il quale, con le sue settecento pagine, disbosca foreste intere per creare innocenti pezzi di carta e trattarli come se fossero bidoni da riempire di spazzatura. Ma tanto si sa, ormai è tutto ecologico. Si potrebbe benissimo affermare che questo terzo ed ultimo (si spera) capitolo del triangolo amoroso creatosi tra Step, Babi e Gin sia la terza freccia rappresentata in ogni recipiente propedeutico alla raccolta differenziata. Una freccia che non porta a nulla, se non alla puzza sotto il naso. E alla frecciata diretta in stile Robin Hood, con cui si può prendere la briga di smontare ogni singolo proposito di ricchezza pezzo per pezzo, nei confronti di un opera che non merita affatto di essere nè comprata nè letta. Piuttosto è preferibile il ritorno del governo Letta. In fondo questo libro è un pò come il nostro governo: un opera pomposa di promesse non mantenute. Destra, centro, sinistra. Letta, Renzi, Gentiloni. Step, Babi e Gin. Calmo, rilassato, tranquillo. Infatti l’ unica caratteristica che lo rende idoneo ad una corretta utilizzazione è come vocabolario dei sinonimi e dei contrari. Potrebbe potenzialmente sostituire un Garzanti o un Bur, vista l’enorme ed inutile quantità presente al suo interno. Cioè, Ciò che è del tutto nuovo è proprio nel suo clichè: il superfluo. Allegorie che non hanno nè capo nè coda in cui vengono scelti almeno tre animali diversi, i flashback di Step che non rappresentano altro fuorché comparse, anziché personaggi veri e propri. Scene in cui non si arriva a nulla, se non a far capire che Step, diventato ormai un ricco borghese, non ha più bisogno di farsi di crack per allucinarsi, dato che gli basta annusare le mazzette che quotidianamente guadagna (E chiamalo stupido…). Ma una lancia in favore di favore di Federico voglio spezzarla: durante un’ intervista in radio ha ammesso che “purtroppo uscirà anche il film nelle sale”; ecco, quel purtroppo mi fa sperare che dentro di lui, da qualche parte recondita ci sia un bagliore di ravvedimento. Forse Dio, che tante volte viene nominato invano tra le scabrose “trash pages” satolla di momenti “WTF???!!”, dopo tanto peccare gli concederà la redenzione; visto che la ferocia umana diventa imbattibile, quando la impersoni nel suo stile più sdolcinato e melenso. Dunque tenete sott’occhio i dotti lacrimali perché, in un modo o nell’altro sarà un gran piagnisteo. Sia per chi il “disboscatore di mondi” lo apprezza (bimbem*****a all’ennesima potenza astrale) sia per chi ha l’ardimento di affrontare la tematica in maniera critica e anticonvenzionale. Agogno che i followers di questo blog appartengano alla seconda sponda. Ma tornando a noi, Sostanzialmente questo libro è un brodo annacquato (o un moccio da strofinare via col mocio??!), grazie al quale abbiamo capito che Moccia è un grande intrattenitore dalle spalle coperte. Spero solo non si scopra le palle, visto che le ha utilizzate anche troppo per la stesura di questo testo con la “penna” carnale che si ritrova circa nello stesso punto. Una cosa è chiara: tra lo scrittore e Step esiste uno specchio: rimettere in discussione le proprie certezze. Questa è la chiave di chiusura dell’epopea #micadonoiMoccialleginocchia. Anche il sottoscritto deve ammettere che davanti a quest’opera è necessario rivalutare le proprie scelte: consigliare questo libro o scolare una bottiglia di Gin. Da astemio preferisco la bottiglia di Gin.